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Prevenzione

La salute della donna passa dalla prevenzione, ad ogni età

Ogni giorno in Italia vengono diagnosticati circa mille casi di tumore. Di questi, il 40% si sarebbe potuto evitare con una diagnosi precoce.

Come si fa una diagnosi precoce? Attivando una prevenzione efficace e mirata, che tenga conto degli aspetti fisiologici, emotivi e psicologici caratteristici di ogni fascia d’età.

La prevenzione è importante non solo per scongiurare patologie gravi come il cancro, ma anche per attivare uno stile di vita il più sano possibile, a tutela dell’organismo nella sua complessità.

In questo articolo approfondiremo la prevenzione per la salute della donna. Abbiamo chiesto al medico fisiatra Alessandro Di Matteo come la donna debba fare prevenzione in modo corretto ogni fase della sua vita, dalla pre-adolescenza alla terza età.

Pre-adolescenza e adolescenza

Un momento cruciale per lo sviluppo, durante il quale bisogna adottare comportamenti orientati verso uno stile di vita sano.

I dati sugli stili di vita delle ragazze adolescenti evidenziati dal “Sistema di sorveglianza HBSC – Comportamenti collegati alla salute dei ragazzi in età scolare” hanno evidenziato:

  • abitudini alimentari scorrette (consumo di verdura e frutta al di sotto dei livelli raccomandati, abitudine a saltare la colazione) che spesso sfociano in anoressia e bulimia;
  • aumento di situazioni di ubriachezza;
  • abuso di dispositivi elettronici (computer, smartphone, tablet, etc.);
  • aumento dell’abitudine al fumo;
  • aumento del bullismo subito.

Diventa quindi fondamentale che lo sviluppo biologico ed emotivo proceda in un ambito di rispetto dell’individuo, con un’istruzione scolastica che includa un’educazione al corretto uso degli strumenti di socialità virtuale e di accesso alle corrette informazioni sul web, ma anche una educazione sanitaria estesa alle relazioni interpersonali e affettive.

C’è un altro aspetto fondamentale che va monitorato fin dall’età pediatrica, ovvero la crescita biologica della bambina e della ragazza, così da poter riconoscere in tempo i paramorfismi, cioè gli atteggiamenti “modificabili”, che cambiano con la postura, quali:

  • scapole alate;
  • tendenza all’ipercifosi (eccessiva accentuazione della fisiologica curva dorsale);
  • tendenza all’iperlordosi (eccessiva accentuazione della fisiologica curva lombare);
  • piede piatto;
  • ginocchio varo/valgo.

I paramorfismi vanno distinti dai dismorfismi, che invece definiscono alterazioni “strutturate” che non cambiano con la postura, restando costanti o peggiorando progressivamente, come per esempio la scoliosi o l’eterometria vera degli arti inferiori (arti inferiori di diversa lunghezza).

In entrambi i casi (dismorfismi o paramorfismi) occorre una precoce valutazione dal medico o pediatra curante, che eventualmente invierà ad una visita medica specialistica fisiatrica, per trattare e seguire nel tempo tali disturbi, che, se trascurati, possono portare nell’età adulta a problematiche non reversibili e invalidanti.

Menopausa: la prevenzione nelle donne dopo i 40 anni

La menopausa non è una malattia, ma un momento fisiologico della vita della donna che coincide con il termine della sua fertilità. In questo periodo alcune donne accusano disturbi per i quali esistono cure e rimedi utili che garantiscono una buona qualità di vita.

In genere la menopausa avviene tra i 45 e i 55 anni, anche se non sono rare menopause precoci e tardive. Già alcuni mesi prima della cessazione delle mestruazioni si osservano alterazioni del ciclo mestruale (mestruazioni ravvicinate e abbondanti oppure più distanziate tra loro). Nello stesso periodo le ovaie cessano la loro attività e, di conseguenza, diminuisce nel sangue la quantità degli estrogeni, cioè di quegli ormoni prodotti fino allora dalle ovaie.

Quando calano gli estrogeni la donna è più esposta al rischio di malattie

La diminuzione degli estrogeni può provocare disturbi e sintomi di natura neurovegetativa (vampate di calore, sudorazioni profuse, palpitazioni e tachicardia, sbalzi della pressione arteriosa, disturbi del sonno, vertigini, secchezza vaginale e prurito genitale) e di natura psicoaffettiva (irritabilità, umore instabile, affaticamento, ansia, demotivazione, disturbi della concentrazione e della memoria, diminuzione del desiderio sessuale).

Le conseguenze più importanti del calo degli estrogeni sono:

  1. l’aumento del rischio cardiovascolare (infarto cardiaco, ictus cerebrale, ipertensione);
  2. patologie osteoarticolari, in particolare l’aumento dell’incidenza dell’osteoporosi.

Fino alla menopausa le donne hanno un rischio cardiovascolare inferiore a quello degli uomini perché gli estrogeni prodotti dalle ovaie garantiscono una minore quantità di colesterolo nel sangue. Le malattie cardiovascolari rappresentano la principale causa di morte per la donna in menopausa, superando di gran lunga tutte le forme di neoplasie, compreso il cancro della mammella.

Non dobbiamo inoltre sottovalutare l’aumento del peso corporeo, che occorre in misura variabile in tutte le donne in menopausa e rappresenta un problema in più del 50% delle donne oltre i cinquant’anni. La carenza estrogenica causa, insieme all’età, un rallentamento del metabolismo in generale e un aumento dell’appetito, con una distribuzione del grasso corporeo “a mela”, cioè a livello della cintura, un sede tipica del sesso maschile, che comporta maggior rischio cardio-vascolare.

Cosa fare?

La prevenzione delle complicanze cardiovascolari e osteoarticolari può essere messa in atto con un regime dietetico controllato, che in menopausa ha la duplice azione di ridurre da un lato il numero delle calorie per contrastare il naturale aumento di peso e dall’altro di introdurre alimenti ad azione terapeutica per migliorare soprattutto la frequenza e l’intensità delle vampate di calore.

Per quanto riguarda il trattamento dei sintomi, è essenziale identificare una terapia appropriata e personalizzata. Una terapia ormonale sostitutiva può ridurre i sintomi e, contemporaneamente, proteggere dal rischio di osteoporosi e di malattie cardiovascolari, se somministrata correttamente, dopo un accurato esame clinico della paziente. La terapia ormonale, pianificata e monitorata con cura, può aumentare la vita media e migliorare la qualità di vita degli anni post-menopausali; in questo modo è possibile prevenire anche le patologie cronico- degenerative, le loro complicanze e i tumori.

Healthy Ageing

L’aspettativa di vita delle donne è migliorata ed è superiore a quella degli uomini. Il numero di donne sopra i 65 anni è in crescita e il fenomeno, noto come “femminilizzazione dell’invecchiamento”, richiama l’attenzione su specifici bisogni di salute. Infatti gli anni di vita aggiuntivi delle donne rispetto agli uomini non sono necessariamente anni in salute; con il progredire dell’età tendono ad aumentare le malattie, in particolare cardiopatia ischemica, ictus, Alzheimer, diabete, disturbi mentali e psico-sociali, depressione. Aumentano anche le disabilità con deficit sensoriali (compromissione di udito e vista), problemi muscoloscheletrici, dolori e disturbi del sonno. Incontinenza urinaria, cadute e fratture possono portare anche a un isolamento sociale.

Durante la terza età nella donna si sviluppa uno stato di fragilità e di maggiore vulnerabilità nei confronti di eventi stressanti, più grave in caso di basso livello di istruzione, condizione di povertà e solitudine familiare. La donna, sopravvivendo a lungo, può trovarsi a vivere sola (anche per la prima volta nella sua vita), senza un riferimento familiare che agisca da caregiver nei suoi confronti e con la necessità di autogestirsi.

Come garantirsi invecchiamento sano

Questi scenari possono essere modificati con azioni che promuovono un invecchiamento sano, tramite l’adozione di stili di vita sani per tutta la durata della vita:

  • Seguire una corretta alimentazione
  • Praticare regolare attività fisica
  • Abolire il fumo
  • Evitare l’uso rischioso e dannoso di alcol

Inoltre il periodo del pensionamento deve essere considerato come un’ulteriore fase di transizione della vita, in cui si può intervenire facilitando l’impegno sociale, creando sistemi di protezione sociale, che garantiscono la vita con dignità in età avanzata, investendo nella prevenzione e gestione di condizioni (come ad esempio cadute o incontinenza) che limitano l’attività di una persona. Nonostante le malattie e le disabilità, si può invecchiare con una qualità di vita e una salute migliore, continuando con gli interventi di prevenzione sugli stili di vita avviati in precedenza e mantenendo attivi sia il fisico che la mente.

Alessandro Di Matteo

Responsabile Unità Operativa di Rieducazione funzionale e Ozono-terapia

Area medica e di ricerca: Riabilitazione ortopedica, traumatologica, degenerativa e sportiva.

Specializzazione: Medicina fisica e riabilitazione.