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Prevenzione

L’ictus è ormai emergenza medica: prevenzione e primo soccorso per ridurre i rischi e le conseguenze

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In Italia l’ictus è la terza causa di morte, dopo le malattie ischemiche del cuore e le neoplasie; causa il 10-12% di tutti i decessi per anno e rappresenta la prima causa di invalidità.

A dirlo è il Ministero della Salute, infatti nel nostro Paese si verificano circa 200.000 ictus ogni anno, di cui il 20% sono recidive.  Il 10-20% delle persone colpite da ictus cerebrale muore entro un mese e un altro 10% entro il primo anno di vita. Solo il 25% dei pazienti sopravvissuti ad un ictus guarisce completamente, invece il 75% sopravvive con una qualche forma di disabilità.

Si tratta di una patologia complessa che mette in campo diversi aspetti che è necessario cogliere e capire da vicino, per questo abbiamo chiesto al medico neurologo, il dottor Paolo Bovi della Clinica San Francesco di aiutarci a comprendere meglio di cosa si tratta.

Dott. Paolo Bovi – Neurologo

Che cos’è l’ictus?

Per ictus si intende la comparsa improvvisa di un deficit neurologico focale dovuto ad un problema a livello circolatorio cerebrale.

Si tratta di una patologia con aumento dell’incidenza al crescere dell’età; circa il 70% degli ictus sopravvengono dopo i 65 anni; attualmente l’incidenza nel mondo occidentale è stabile perché se da una parte vi è un aumento della vita media della popolazione, dall’altra vi è un maggior controllo dei fattori di rischio vascolare.

Non è una malattia specifica cervello; sono i fattori di rischio vascolare presenti in un individuo che determinano, nel tempo e se non curati adeguatamente, il danno a livello delle arterie del cervello.

I principali sono l’ipertensione, la cardiopatia (in particolare la fibrillazione atriale, FA), il diabete, la dislipidemia, il fumo di sigaretta e l’obesità.

Tutte queste condizioni, più o meno associate tra loro, determinano la malattia aterosclerotica, che comporta sia la deposizione di materiale sulla parete delle arterie (“placche”) con conseguente possibile distacco di frammenti (“emboli”) che possono raggiungere il cervello, sia la sofferenza del cuore con la possibile comparsa di FA che determina a sua volta il distacco di emboli direttamente dal cuore.

L’ictus non è una patologia ereditaria, se non in rari casi; ereditarie, o meglio familiari, possono essere alcune malattie di base ed alcune abitudini di vita.

Quando e come si manifesta un ictus?

Ricordo che il nostro cervello, per funzionare in modo corretto, ha bisogno di un apporto costante e sufficiente di ossigeno e glucosio, che vengono trasportati dal flusso sanguigno garantito da quattro grosse arterie che si dirigono nel cranio, che sono le arterie carotidi e le arterie vertebrali, che poi si dividono in arterie sempre più piccole fino ai capillari.

Si distinguono due grandi categorie di ictus: ictus ischemico ed ictus emorragico.

  • Ictus ischemico: è dovuto alla riduzione o all’arresto del flusso ematico in una determinata arteria ed ha per conseguenza una ischemia (o “infarto”) nel territorio cerebrale alla cui irrorazione l’arteria interessata è deputata; se la riduzione del flusso è transitoria, la ripresa è spontanea e si realizza il TIA (acronimo per “Attacco Ischemico Transitorio”); costituisce circa l’80% di tutti gli ictus.
  • Ictus emorragico: è dovuto alla rottura di uno o più vasellini, con conseguente fuoriuscita di sangue a livello del tessuto cerebrale interessato, che soffre quindi non tanto per la mancanza di arrivo del sangue quanto per la compressione da parte dello stesso che è fuoriuscito; costituisce circa il 20% di tutti gli ictus.

Una caratteristica saliente dell’ictus è la comparsa improvvisa, in pieno benessere, del disturbo neurologico, senza segni premonitori (“colpo”). Può manifestarsi in qualunque momento del giorno e spesso il soggetto si sveglia con il deficit neurologico in atto.

Quali sono i sintomi dell’ictus?

Come dicevo, non vi sono segni di allarme o premonitori; la caratteristica è che si tratta di un disturbo localizzato in un settore del corpo e non diffuso. I sintomi più classici sono:

  • riduzione o mancanza di forza in uno o tutti e due gli arti
  • perdita della sensibilità
  • perdita della coordinazione nei movimenti
  • incapacità a mantenere la stazione eretta
  • asimmetria della bocca
  • disturbo del linguaggio
  • riduzione del campo visivo
  • cecità da un occhio

La cefalea può essere presente all’esordio dei sintomi, in particolare nell’ictus emorragico, ma non è la regola, né costituisce un sintomo classico e specifico.

È importante sapere cosa non è un ictus: in particolare, la perdita di coscienza (lipotimia o sincope), i sintomi di esordio di un attacco di emicrania con aura, la vertigine isolata, l’amnesia globale transitoria, la caduta a terra improvvisa per mancanza di forza agli arti inferiori, ed altri più rari.

Quali possono essere le conseguenze di un ictus e le eventuali terapie?

Due concetti sono fondamentali: a differenza del passato, oggi di ictus si può guarire; la condizione necessaria affinché ciò possa avvenire è che il soggetto colpito arrivi il prima possibile al Pronto Soccorso perché l’ictus è una emergenza medica.

In particolare oggi possiamo fare molto per l’ictus ischemico, dove mediante diverse procedure siamo in grado di ristabilire la capacità di far passare il sangue nell’arteria occlusa, con conseguente ripresa della funzione del tessuto in sofferenza. Questo può avvenire entro 3-6 ore dall’esordio dei sintomi, ma prima è meglio è.

Anche per l’ictus emorragico è possibile intervenire, grazie al costante controllo dell’ipertensione arteriosa oppure della alterazione della coagulazione del sangue che sono due tra le principali cause di questo evento.

Talvolta le conseguenze dell’ictus possono essere molto gravi con esiti che richiedono una riabilitazione prolungata e talvolta non del tutto efficace.

Il messaggio conclusivo è che l’ictus può e deve essere prevenuto, individuando e controllando scrupolosamente i fattori di rischio vascolare sopraddetti attraverso visite specialistiche periodiche; se l’ictus si manifesta, deve essere affrontato in un ambiente adatto nel più breve tempo possibile.